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12 marzo 2013
ultimo aggiornamento: 11 aprile 2015
Samyang 14mm f/2.8 IF ED AS UMC

Sorry guys, just Italian for now! but I'm working on the English translation :)



A fine 2011, durante il mio primo viaggio fotografico islandese, ho conosciuto un bravissimo fotografo di Reykjavík: Örvar Þorgeirsson (http://www.arcticphoto.is).
Navigando sul suo sito ho scoperto il Samyang 14 mm f2.8, lente ai tempi poco conosciuta negli ambienti fotografici.
Örvar ne parla talmente bene che mi ha incusiosito, e ho deciso di acquistarne uno: l'obiettivo non è molto costoso ed è possibile trovarlo online a circa 330 euro o, usato, intorno ai 200-250.

Considerato il prezzo, è un obiettivo unico: il Canon EF 14mm 2.8 L costa intorno ai 1800 euro; il Nikon AF 14 mm 2.8 D sfiora i 1400 euro e il Nikon 14-24 2.8 ED G, uno dei migliori zoom ultrawide mai prodotti, ha un prezzo di circa 1600 euro. Il sublime Zeiss Distagon T* 15mm f2.8 viaggia ben oltre i 2mila euro, invece.
Sigma produce il più estremo obiettivo per formato 135, il 12-24 4-5.6 HSM DG II. E' più ampio del Samyang, ma anche più buio di uno stop.

Date le differenze di prezzo rispetto ai cugini di marca è naturale aspettarsi dal Samy delle prestazioni decisamente più basse: può un obiettivo regalare risultati professionali, con un prezzo pari a 1/5 della CoNcorrenZa? Le foto che ho avuto modo di fare in questi mesi mi hanno lasciato piacevolmente sopreso :)

Per i geek della fotografia:
Nome: Samyang 14mm f/2.8 IF ED AS UMC Aspherical. Viene venduto anche con marchio Vivitar, Rokinon, Walimex, Bower e Pro-Optic
Lunghezza focale: 14 mm
Apertura (max/min): 2.8/22
Angolo di campo su Full Frame 35 mm: Orizzontale 104°, Verticale 81°, Diagonale 114°. Wow, è un sacco :)
Angolo di campo su APS-C mm: Orizzontale circa 67°, Verticale circa 52°, Diagonale circa 74°.
Diametro filtro: non è possibile montare filtri, l'elemento frontale è a bulbo
Costruzione ottica: 14 elementi in 10 gruppi
Distanza minima di messa a fuoco: 0,28 m (0,9 piedi per chi non usa il sistema metrico)
Dimensioni: 87mm (larghezza) x 96.1 mm (lunghezza) x 552 g (peso)*

*lunghezza e peso variano leggermente a seconda del tipo di attacco: il Samyang 14 mm 2.8 viene attualmente venduto in versione Nikon, Pentax, Sony, Canon, 4/3 e Samsung NX.

In parole povere (se non avete voglia/tempo di leggere il resto): l'obiettivo è spettacolare, soprattutto considerando il prezzo.

Pro:
E' nitido!
Economico, se confrontato agli equivalenti obiettivi di marca
Aberrazioni cromatiche laterali pari a zero
Costruzione ottima - paraluce a parte, vedi nei Contro

Contro:
Distorsione a onda molto marcata
Vignettatura, a tutta apertura, piuttosto evidente: sfiora i 3 stop! La ghiera di messa a fuoco non indica correttamente le distanze (sul mio esemplare, e in generale)
A f2.8 perde leggermente in microcontrasto, ma si nota in scene ad alto contrasto (ovviamente)
il paraluce integrato è di plastica piuttosto fragile


Test sul campo
In primis, a cosa serve un 14 mm? L'obiettivo - se usato su una macchina in formato 35mm - ha un angolo di campo orizzontale di 104°, che sono davvero tanti: una lente kit tradizionale o una compatta recente arrivano al massimo a circa 60°, con una differenza immediatamente visibile confrontando le foto fatte con diversi sistemi:


- Foto 1 -
Horse Shoe Bend, Page, Arizona - Lug 2012
Un confronto tra l'angolo di campo di un 28 mm su formato 135, e un 14 mm
Canon 5D2, 1/800s, f13, iso400
Non è banale utilizzare un obiettivo del genere: con un angolo di campo tanto ampio, è difficile riuscire a comporre bene le immagini. Inoltre, essendo un fisso e non uno zoom, l'unico modo di escludere dei particolari dalla scena è quello di spostarsi fisicamente, e non è sempre possibile farlo.

Lavorare in stop-down
Il Samyang 14 mm 2.8 è un obiettivo completamente manuale: per modificare la messa a fuoco e il diaframma occorre ruotare a mano le ghiere poste sull'obiettivo. Solitamente è problematico lavorare così, ma con un obiettivo del genere si fanno principalmente foto di paesaggi, e si utilizza un cavalletto: la lentezza nelle operazioni rispetto a un'ottica elettronica ha un impatto minimo, in questi casi.
L'approccio più semplice consiste nel piazzare la macchina sul cavalletto, aprire il diaframma a 2.8, accendere il live view e focheggiare/comporre l'immagine dal display della macchina. Poi si chiude il diaframma al valore desiderato, e si scatta.
Alternativamente è possibile lavorare in iperfocale, per esempio a f11 o f13, e sarà necessario trovare la posizione corretta della ghiera di messa a fuoco.

Costruzione
Il Samy 14 è un obiettivo particolare anche in termini costruttivi: data la mancanza di motori di messa a fuoco, il corpo in metallo è largo poco più dell'attacco a baionetta (nel caso Canon, qui recensito); l'elemento frontale a bulbo invece è di dimensioni generose, ed è circondato da un paraluce a petalo non rimovibile, in plastica.
Il tappo - non standard, e di plastica - si blocca con delle clip sui due petali più grandi.
La ghiera di messa a fuoco scorre fluida, senza giochi di sorta. Se siete abituati alle lenti moderne, è un piacere da usare. Purtroppo gli indici delle distanze non sono precisi - anzi, sono completamente sbagliati - e non è un difetto del mio esemplare: il Samyang 14 è ormai famoso per non avere una corrispondenza tra quanto indicato sulla ghiera e quanto a fuoco nella realtà. Se avete una reflex con liveview non è un grosso problema, perché potrete focheggiare visualizzando l'anteprima sul display della macchina. Con le reflex più datate invece dovrete fare qualche tentativo prima di arrivare a ottenere un fuoco perfetto. Il mio consiglio è quello di annotare il valore che corrisponde alla messa a fuoco all'infinito, e quello dell'iperfocale per l'apertura che più utilizzate.
La ghiera del diaframma è ben fatta, e scatta a passi di 1/2 stop: avremo quindi f2.8, 3.5, 4, 4.5, 5.6, 6.7, 8 e così via. Dato che non è un'ottica elettronica, non trasmette nulla alla macchina e non vi accorgerete nemmeno della differenza rispetto al tradizionale sistema a 1/3 stop. Se amate utilizzare valori interi, non ci sarà nessuna differenza.

Un po' di esempi
Premessa: tutti gli scatti di questa recensione sono raw sviluppati con Adobe Ligthroom 4.4 RC (http://www.adobe.com/it/products/photoshop-lightroom.html), più o meno elaborati a seconda dei casi. Lo sharpening utilizzato è sempre quello di default di LightRoom: Amount 25, Radius 1.0, Detail 25, Masking 0.

Una delle prime cose che si nota è la nitidezza della lente, davvero notevole per un grandangolo così estremo:


- Foto 2 -
Vestfirðir, Islanda - Gen 2013
Il dettaglio restituito dalla lente è evidente nell'ingrandimento del particolare al centro
Canon 6D, 1/6s, f13, iso 50



- Foto 3 -
Utah, USA - Lug 2012
A 400 iso si perde dettaglio rispetto a iso 50 o 100, ma la resa è ottima su tutto il frame anche senza sharpening
Canon 5D2, 1/2500s, f11, iso 400
(sì, dovevamo proprio seguire la freccia.. ed eravamo in Harley :D )

Anche usando la lente a tutta apertura i risultati sono caratterizzati da una buona nitidezza. C'è un lieve calo di microcontrasto, un leggero effetto flou, che però sparisce diaframmando un po'; la vignettatura è notevole - arriva quasi a tre stop - ma cala chiudendo il diaframma.
Un altro aspetto che caratterizza la lente è la ridotta curvatura di campo, che facilita nelle foto astronomiche e mette un po' in difficoltà in quelle terrestri: mettendo a fuoco su un soggetto distante al centro della lente, gli angoli inferiori - che solitamente per l'angolo di campo estremo inquadrano elementi vicini, appaiono un po' sfocati.
Chiudendo il diaframma la profondità di campo aumenta e il problema tende a ridursi, ma non sparisce del tutto quando si mette a fuoco all'infinito - nemmeno a f11/f13.
Un workaround, se serve avere l'immagine nitida su tutto il frame, è quello lavorare in iperfocale, focheggiando in una posizione intermedia tra quella del focus ottimale al centro e quella del focus ottimale negli angoli:


- Foto 4 -
Focheggiando accuratamente è possibile ottenere foto nidite su tutto il frame, anche con elementi in primissimo piano
Canon 5D2, 30s, f11, iso800 - Bryce Canyon, Utah, Jul 2012

In caso di elementi veramente vicini alla lente diventa più difficile avere tutto a fuoco, ma è possibile ottenere risultati decenti. Nella foto seguente ho cercato di non sfocare troppo gli elementi in primo piano contenenti più dettagli, e mantenere una definizione decente sulla cascata e il laghetto. In casi come questi occorre cercare il compromesso: se avessi cercato di mettere a fuoco correttamente gli angoli sarebbero stati molto più nitidi, a scapito della qualità della cascata e delle pareti.


- Foto 5 -
Islanda - Genn 2013
Il ritaglio 1:1 mostra l'angolo in basso a destra, la zona peggiore nella foto. Pur non avendo la ricchezza di particolari di altre foto a causa degli altissimi iso e della breve distanza (pochi cm) dalla lente, è ancora più che sufficiente per stampe di grandi dimensioni.
Canon 6D, 1/15s, f8, iso 4000

Oltre alla nitidezza, stupisce l'assenza quasi totale di aberrazioni cromatiche laterali, anche in casi di forte contrasto:


- Foto 6 -
Monument Valley, USA - Lug 2012
A sinistra il ritaglio 1:1 del particolare del box di destra - notevole l'assenza quasi totale di frange di colore
Canon 5D2, 30s, f8, iso400 -

non che questa sia una caratteristica fondamentale nella scelta di un obiettivo: con qualsiasi software di sviluppo dei raw l'eliminazione delle aberrazioni è pressoché automatica, ma che un grandangolare tanto estremo non presenti frange di colore è senza dubbio un risultato notevole.

La vignettatura è presente a tutta apertura, come è normale su un wide di questa portata. L'effetto cala considerevolmente chiudendo il diaframma su valori "da lavoro".

Veniamo ai lati negativi: la distorsione dell'immagine è una delle peggiori riscontrabili in una lente moderna. Dovendo scattare a pellicola, i soggetti architettonici sono off-limits, ed è facile capire perché:


- Foto 7, brrr! -
Utah - Lug 2012
la distorsione del Samyang 14 è molto vistosa, e messa in evidenza dalla riga gialla
Canon 5D2, 1/2000s, f13, iso400

Con alcuni soggetti naturalistici, senza elementi geometrici, la lente può essere utilizzata con disinvoltura. Ma in caso di orizzonte piatto, soprattutto se posto vicino al bordo, il difetto si fa notare in modo fastidioso.

Fortunatamente nel mondo digitale il problema è facilmente risolvibile: Thomas Berndt (http://www.photo-worx.de/privat/) ha creato il profilo di correzione delle distorsioni da utilizzare in Adobe Lightroom o Adobe Camera RAW.


- Foto 8 -
Utah - Lug 2012
Lo stesso scatto della Foto 7, corretto in Adobe Lightroom 4 con il profilo di Thomas Berndt
Canon 5D2, 1/2000s, f13, iso400

I risultati sono molto buoni: la distorsione viene corretta quasi completamente, rettificando le linee a onda; per migliorare la vignettatura a grandi aperture occorre utilizzare manualmente il comando di LightRoom, e le foto sono di fatto indistinguibili da quelle ottenute con gli obiettivi più costosi di casa Canon o Nikon.
Con questo accorgimento le foto possono essere utilizzate anche per impieghi che richiedono maggior precisione. Si può tentare anche la fotografia architettonica, dove in certi casi si nota una non perfetta correzione delle distorsioni.


- Foto 9 -
Del Mar, California - Ago 2012
Sembra "Paura e delirio a Las Vegas", ma eravamo a 320 miglia di distanza dalla capitale del divertimento
Canon 5D2, 1/50s, f5.6, iso 800



- Foto 10 -
Del Mar, California - Ago 2012
Lo stesso scatto della foto precedente, corretto. E' ancora possibile notare della distorsione, anche se la situazione è decisamente migliorata. I risultati non sono perfetti per la fotografia architettonica, mentre per quella naturalistica (in assenza di geometrie regolari) sono ottimi.
Canon 5D2, 1/50s, f5.6, iso 800

UPDATE: ho creato le versioni del profilo di LightRoom/ACR per tutte le fotocamere Canon e Nikon full frame, basandomi su quello di Berndt per la 5D Mark 2 e quello di Swen Stork per la D600 (http://www.svenstork.com/2013/10/02/rokinon-14mm-lightroom-lens-profile/).




Per poterli utilizzare copiate i file .lcp contenuti nei file zip linkati qui sotto nella cartella

C:\Users\[nome utente]\AppData\Roaming\Adobe\CameraRaw\LensProfiles\1.0
se usate Windows

/Users/[nome utente]/Library/Application Support/Adobe/CameraRaw/LensProfiles/1.0
se usate OS X.

Potete copiare entrambi i file nella cartella, e decidere di volta in volta se applicare un profilo oppure l’altro.

Profili per Adobe Camera Raw e Lightroom

Una possibilità interessante offerta dai grandangolari spinti nella fotografia architettonica riguarda la correzione delle linee cadenti: possono essere utilizzati infatti come sostitutivi di obiettivi decentrabili, usando qualche accorgimento.


- Foto 11 -
Galleria Vittorio Emanuele, Milano - Mar 2013
Notate l'assenza di linee cadenti
Canon 6D, 1/40s, f2.8, iso 1000

Come ho realizzato questa foto? E' sostanzialmente il crop orizzontale di uno scatto verticale:


- Foto 12 -
Galleria Vittorio Emanuele, Milano - Mar 2013
A sinistra la foto originale: è scura perché ho esposto in modo da non bruciare troppo le alte luci, e per via della vignettatura a TA.
A destra la stessa immagine, con le linee che indicano il ritaglio per ottenere la Foto 11, elaborata e sovrapposta.
Canon 6D, 1/40s, f2.8, iso 1000

Naturalmente in questo modo la risoluzione diminuisce: stiamo utilizzando un ritaglio di una foto normale. Ma ritagliando in formato 3:2 da un'immagine da 20 o più megapixel se ne ottiene una da almeno 8 megapixel, più che sufficienti per la maggior parte degli impieghi.
L'aspetto piuttosto sorprendente è che per ottenere una foto simile si sarebbe dovuto utilizzare un 22 mm decentrabile! I vari 24 mm tilt & shift hanno angoli di campo minori, infatti: 74° orizzontali, contro gli 80-81 della Foto 11 e 12

Non sono scatti facili da ottenere scattando a mano libera: occorre che la macchina sia in bolla perfettamente, evitando appunto le linee cadenti. Su cavalletto è tutto più semplice, ma con un po' di pratica - e sfruttando le griglie del live view come ho fatto per questi scatti - è possibile ottenere buoni risultati anche senza treppiede. Eventualmente è possibile correggere un po' la prospettiva con i comandi di LightRoom.
Se poi dovessimo decidere di fare un ritaglio quadrato, sfruttando anche la parte superiore del fotogramma, i risultati si fanno ancora più interessanti:


- Foto 13 -
Il Duomo, Milano - Mar 2013
Ho corretto la prospettiva della foto con un poco di linee cadenti, per darle un effetto più naturale
Canon 6D, 1/30s, f2.8, iso 1600


Com'è possibile notare nelle foto precedenti, il Samyang si comporta bene anche in presenza di fonti luminose piuttosto intense: nel caso delle foto in pieno Sole - e a tutta apertura - il flare non è sempre contenuto, e se siete abituati a ottiche come il 17-40 Canon probabilmente rimarrete delusi. E' possibile limitare il fenomeno chiudendo il diaframma, ma inquadrare il Sole (o lasciarlo appena fuori dal frame) porta ad avere qualche macchia luminosa nell'immagine.


- Foto 14 -
Bryce Canyon, Utah, USA - Lug 2012
Nel box giallo in basso l'ingrandimento del flare: in questo caso decisamente contenuto, sia per il diaframma sia per la posizione del Sole.
Ultimamente ho fatto scatti piuttosto crepuscolari, per cui non ho esempi di forti flare.. recupererò :)
Canon 5D2, 1/320s, f8, iso 400

UPDATE: ho realizzato qualche scatto veloce (Foto 15, 16 e 17), approfittando di una giornata di Sole - nell'angolo in alto a destra di ogni foto ho riportato lo scatto originale

- Foto 15 -
Milano - Mar 2013
A tutta apertura l'effetto del Sole è piuttosto.. lisergico :)
Canon 6D, 1/4000s, f2.8, iso 100


- Foto 16 -
Milano - Mar 2013
Chiudendo il diaframma le cose migliorano parecchio: ho scattato cercando di visualizzare l'arcobaleno nell'angolo in basso a destra, ma basta variare di poco l'inquadratura per farlo sparire.
Canon 6D, 1/400s, f11, iso 100


- Foto 17 -
Milano - Mar 2013
Stesso diaframma della foto precedente, composizione diversa: allontanando il Sole dal centro del fotogramma i flare più imponenti tendono ad uscire dall'inquadratura. Ho volutamente sottoesposto lo scatto per verificare quanto potessi recuperare le ombre, senza bruciare troppo le luci.
Canon 6D, 1/2500s, f11, iso 100

Il diaframma a sei lamelle dritte genera stelle a sei raggi divergenti intorno ai punti di luce.


- Foto 18 -
Zabrieskie Point, Death Valley, USA - Lug 2012
Il diaframma è composto da sei lame, che restituiscono stelle di altrettanti raggi intorno alle sorgenti luminose - il loro aspetto irregolare della foto d'esempio è dovuto alla fase lunare: solitamente sono simmetrici
Canon 5D2, 10s, f5.6, iso 400

Il Samyang 14 ha come campo di utilizzo anche la fotografia astronomica, grazie all'ampio angolo di campo e all'apertura. Scattare a f4 aiuta a contenere l'effetto flou, garantendo un'incisione migliore, ma si perdono le stelle più deboli. Inoltre, la vignettatura si riduce rispetto ai valori esagerati di f2.8, pur essendo sempre presente.
Consiglio di leggere la recensione di Lorenzo Comolli (http://www.astrosurf.com/comolli/strum49.htm), che ne analizza il comportamento sia su full frame che su formato aps-c.


- Foto 19 -
Islanda - Genn 2013
Nel riquadro rosso, il dettaglio della Galassia di Andromeda e alcune stelle
Canon 6D, 10s, f4, iso 3200

Per concludere, ritengo il Samyang un ottimo obiettivo - soprattutto per rapporto qualità prezzo.
Lo consiglio caldamente a tutti quelli che hanno una digitale full frame e amano la fotografia paesaggistica, o vogliono provare a muoversi in quella architettonica senza svenarsi troppo. Per chi usa il formato APS-C e vuole un grandangolo estremo, ma non è interessato all'apertura 2.8, probabilmente è meglio optare per i tradizionali 10-XX delle varie case (come il Sigma 10-20 4-5.6) o pensare al più costoso - ma ottimo - sigma 8-16. Se non si può fare a meno di f2.8 ci sono i due Tokina 11-16.

UPDATE: durante l'ultimo giro in Islanda sono riuscito a rompere il paraluce: è bastato un colpo secco contro il cavalletto e la fragile plastica del paraluce ha ceduto, per fortuna salvando la lente. Evidentemente era destino, dato che ho conosciuto l'obiettivo proprio grazie a un giro in quelle terre :)


- Foto 20 -
Il paraluce integrato, rotto

Purtroppo il pezzo è integrato e non sostituibile, quindi consiglio un'attenzione maggiore nell'utilizzo rispetto ad altre ottiche.

Io me la sono cavata così, ricostruendo la parte mancante, ma in caso di rotture gravi rischiate di non poter più fissare il tappo (che si aggancia, appunto, ai due petali maggiori).


- Foto 21 -
Il Samyang 14 con il paraluce ricostruito: strutturalmente non ha la stessa resistenza dell’€™originale, ma almeno protegge un po’€™ dalla luce e dalla pioggia

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